Chiesa Cristiana Evangelica A.D.I. Domodossola

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Meditazioni

Teologia Propria:Lo studio su Dio. (note tratte dalle dispense S.C.B - Scuola di Cultura Biblica)

Noi viviamo in un universo la cui immensita' presuppone un potente creatore e la cui bellezza, disegno ed ordine rivelano l'esistenza di un saggio legislatore. Ma chi fece il Creatore? Noi possiamo regredire,di causa in effetto, ma non possiamo continuare ad andare indietro nel tempo senza ammettere un Essere Eterno.Questo Essere Eterno e' Dio, L'Eterno, la Causa Prima e la fonte di ogni buona cosa esistente.(tratto da le dottrine della Bibbia: MYER PEARLMAN)


Dio si rivela a noi attraverso le Sacre Scritture ed è tramite questa rivelazione che possiamo e vogliamo conoscerLo, in quanto nessun'altra fonte ce ne saprebbe o potrebbe parlare meglio.
Per motivi di studio, però, è logico parlare anche d’altre fonti che fanno "intuire" l'esistenza, la grandezza, le perfezioni di Dio e "conducono" ad affermarne l'esistenza, la potenza e la signoria.
Evidentemente queste altre fonti ci portano a scoprire soltanto un Dio vago e lontano, però:
•aiutano i sinceri ricercatori
•fortificano la fede dei credenti
• arricchiscono la conoscenza.
Dopo aver parlato, dunque, delle prove che riguardano la certezza dell'esistenza di Dio, esamineremo alcuni punti di vista errati in merito. Studieremo, infine, ciò che la Bibbia rivela sulla natura di Dio, sulla creazione e sul piano di Dio.
I. L'ESISTENZA DI DIO
Ripetiamo ed insistiamo che soltanto la rivelazione fa conoscere il vero Dio, la Sua natura ed il Suo piano. Esamineremo però anche le argomentazioni intuitive e razionali, oltre a quelle della Bibbia stessa e riguardanti l'esperienza spirituale e pratica d’ogni credente in Dio.
A. L'argomentazione causa - effetto (o cosmologica) sostiene che l'universo non potrebbe esistere di per sé. Ogni effetto deve avere una causa al di fuori di esso stesso e che lo produce. Così il freddo, il caldo, il pensiero, la vita degli esseri viventi... come anche il mondo e l'universo intero devono avere Qualcuno che li ha prodotti (Ge l: 1; Cl 1: 16,17).
B. L'argomentazione del disegno e dell'ordine (o teleologica, da “teleos” = disegno o pro-getto), afferma che gli astri, le stagioni, le leggi naturali... devono avere dietro un'Intel-ligenza sovrana che li ha progettati e portati all'esistenza in maniera così perfetta (Sl 19: 1-4).
C. L'argomentazione del movimento. Dato che "non esiste moto se non provocato da una forza esterna al moto stesso", l’argomentazione sostiene che chi muove l'intero univer-so è Dio (Gb 38: 31-38).
D. L'argomentazione della vita (o biologica); l'energia insita nella materia, per molto tem-po ritenuta inerte, come anche il mondo spirituale della personalità umana... portano inesorabilmente ad ammettere un Creatore, sorgente della vita biologica e della vita spirituale (At 17: 25,28).
E. L'argomentazione antropologica. La personalità umana, la sua natura morale con la concezione di ciò che è bene e di ciò che è male, insita nella "coscienza", ed il "libero arbitrio", non potrebbero esistere se non vi fosse un Creatore, un giusto Legislatore. L'insoddisfazione del peccatore e la pace della persona salvata confermano questa di-mostrazione logica (Ro 2: 14,15).
F. L'argomentazione della credenza universale. Tutti gli uomini in ogni luogo e in ogni tempo hanno creduto e credono in qualcosa di soprannaturale, anche se spesso in for-me strane e superstiziose. C’è sicuramente Qualcuno che ha messo nella coscienza umana quest’idea (Ec 3: 11; At 17: 22, 23, 26, 27; Ro 1: 19-21), anche poi se qualcosa l'ha corrotta.
G. L'argomentazione ontologica (greco "on ontos": "l’Ente", l'Essere) deduce l'esistenza di Dio attraverso un ragionamento logico, anche se è abbastanza arduo, e dice che qual-cosa di possibile, e contemporaneamente necessario, deve essere per forza reale. Le co-se possibili esistono solo in virtù delle cose necessarie, ma le cose necessarie hanno la causa in se o in altro e rinviano a quest'altro.
C'è, però, qualcosa che è necessaria per se e che causa le altre, ed è Dio. Non può essere pensato niente di più grande di Dio. Se Dio fosse soltanto un'idea, sarebbe possibile pensare a qualcosa di maggiore. Questo però non accade e allora, così come lo conce-piamo, Dio è possibile ed anche reale.
Dagli esseri imperfetti si risale, così, razionalmente, all'unico Essere perfetto che esiste per sé. Se Dio è l'essere più grande e migliore possibile, ne consegue che non può che esistere (Ec 5: 8; 1Co 11: 3).
H. L'argomentazione biblica è valida soprattutto per chi è onestamente disponibile alla fede. Gli altri trovano sempre le obiezioni, come d'altronde tra gli studiosi avviene an-che per le altre argomentazioni di cui abbiamo parlato prima. In ogni modo, a proposi-to di quest’argomentazione, la Bibbia:
1. Dà per scontata l'esistenza e l'opera di Dio (Ge 1 : l...)
2. Condanna le stolte tesi ateistiche (Sl 53: 1,2; Is 40: 12-26; Gr 10: 1-16; Ro 1: 18-20...)
3. Presenta un piano perfetto e completo di redenzione, sorretto da centinaia di profe-zie che si sono adempiute e si adempiono tuttora sotto i nostri occhi
4. Si presenta come la Parola di Dio, che non ha bisogno di "dimostrare" l'esistenza di Chi la pronuncia
5. Rivela che Dio deve essere accettato e realizzato personalmente mediante la fede (Eb 11: 1,6...).
I. L'argomentazione dell'esperienza cristiana. Questa è la prova evidente di quanti han-no realizzato la grazia di Dio nella loro vita, evidente a loro stessi e a coloro che li os-servano. Il loro cambiamento radicale, la loro pace, la loro gioia e l'impegno che dimo-strano nell'aiutare anche altri a fare la stessa esperienza, sono realtà inspiegabili a me-no che, a priori, in conformità a quanto rivelato nelle pagine della Sacra Bibbia, non si supponga che Dio c'è ed opera.
II. L'ESISTENZA DI DIO
Dato che abbiamo accettato, realizzato in noi e stabilito l'esistenza certa di Dio, a proposito dobbiamo conoscerne, per scartarli, i punti di vista errati.
• Il materialismo. Il materialismo afferma che "tutto è materia", "il cervello è una macchina" e< non c'è nient'altro. Possiamo confutare quest’ideologia dicendo:
1. Pur ammettendo, per assurdo, che l'uomo sia una macchina, dobbiamo presupporre che per farla ci volle sicuramente un grande Meccanico;
2. La nostra coscienza ci dice che siamo più che materia, che siamo diversi da una pianta o da una pietra;
3. La vita non può venire dalla natura morta, ma soltanto da una Causa Vivente;
4. Il disegno, la perfezione dell'universo ci dicono che un'Intelligenza sovrana l'ha creato.
L'agnosticismo. Dal greco "non conoscere", la teoria dice che, essendo noi degli esseri limita-ti, non possiamo conoscere l'Infinito. Noi rispondiamo che, realmente, non possiamo cono-scere tutto di Dio (Gb 11: 7; Ro 1: 33), ma possiamo conoscere quanto ci basta per essere sal-vati ed accettevoli, in quanto Dio stesso l'ha rivelato (De 29: 28; 1Co 13: 9-12).
•Il panteismo. "Tutto è Dio", un sistema di pensiero che identifica Dio con l'universo; Dio vi-ve e si manifesta o si esprime negli uccelli, nelle pietre, nelle piante... che sono parte di Dio, sono il suo corpo. Come s'è potuto arrivare a questa concezione grottesca?... Ro 1: 20-23. Esso, infatti, è contrario alla ragione: anche un verme allora è Dio, una tigre, un serpente, il male, il dolore...! Ciò, inoltre, è del tutto contrario alle Scritture che distinguono la creazione e le creature dal Creatore (Ge 1: l; Eb 11: 3...).
•Il politeismo. "Molti dei"; seguito nell'antichità e valido anche oggi tra alcuni popoli, crede nel dio del fuoco, in quello dell'acqua , in quello delle montagne... Rispondiamo che questa è solo una corruzione della fede nel vero ed unico Dio... perché gli uomini "hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore” (Ro 1: 25). I cosiddetti dei altro non sono che una divi-nizzazione delle forze della natura.
•Il deismo. Secondo questa teoria, Dio c'è, ha creato il mondo, vi ha stabilito delle leggi... e poi lo ha abbandonato a se stesso. Come quando si carica un orologio e lo si abbandona. È chiamato anche razionalismo, religione naturale. La Bibbia insegna:
a) La trascendenza di Dio al di fuori del creato (Is 6: 1...)
b) L'immanenza di Dio e la sua presenza nel mondo, vicino all'uomo (At 17: 28; Ef 4: 6)
c) L'intervento di Dio in Cristo, suo Figlio, che é Dio con noi, e, tramite lo Spirito Santo, Dio in noi.
• L'esistenzialismo. È una filosofia attuale che vede la vita senza significato e senza prospetti-ve. È propugnata da vari pensatori: Heidegger, Sartre, Jaspers, Marcel, Loen... Uno di loro (Sartre) dice: "anche se Dio esistesse, nulla cambierebbe nel mondo", "il fine più elevato cui possa pervenire l'uomo in un’esistenza autentica è la fede in sé stessi nel mezzo della dispe-razione". È una filosofia che ha pervaso il mondo di sfiducia e di pessimismo, per una vita senza senso. La Bibbia ha previsto i tempi difficili... e solo la fede in Dio e nel suo Figlio danno il vero significato, la gioia e le valide prospettive della vita.
• La morte di Dio. È l’insieme d’alcune correnti teologiche vigenti specialmente in alcune Università americane, le quali affermano apertamente appunto la morte di Dio.
J. A. T. ROBINSON dice che l'immagine biblica - tradizionale di Dio è morta. Bisogna tro-varne una nuova per l'uomo moderno. Dio sarebbe "la profondità" o "il fondo" dell'essere umano o storico.
P. van BUREN dice che la parola di Dio è morta, perché fraintesa ed oggi non ha più senso. Leggendo la storia di Cristo, bisogna reinterpretarla, per essere uomini liberi e assumere un at-teggiamento positivo verso il mondo e verso le persone.
Come l'alchimia deve passare alla chimica e l'astrologia all’astronomia, così l'Evangelo deve essere ridotto allo storico e all'etico, ma non elevarlo al metafisico o al religioso.
Noi credenti evangelici rispondiamo che l'Evangelo è quello che è, altrimenti è un'altra cosa e non è più l'Evangelo! E poi non si può ridurre la Bibbia all'Evangelo e per giunta travisarlo e contraffarlo secondo il proprio uso e consumo. Esso diventerebbe un Cristocentrismo filosofico che non è la dottrina biblica, la quale presenta un Dio che salva l'uomo in Cristo per la vita eterna.
W. HAMILTON afferma che Dio è morto, nel senso che l'uomo ha perso Dio senza la pos-sibilità di riaverlo o ritrovarlo. Secondo lui, intanto, Dio non s'è mai rivelato. È tutto un insieme di dubbi, tanto vale rinunciarvi. L'uomo, infatti, non ha necessità di Dio, non desidera essere salvato perché non si sente perduto e non desidera la vita eterna perché gli basta quella terrena e i pro-blemi se li risolve da solo.
Nella misura in cui l'uomo avanza, insiste l’autore, ritrova se stesso e le sue capacità, ma Dio è perduto e non è ricuperabile. Dio, in altre parole, non serve più!
Però - passa a dire HAMILTON - resta Gesù e il cristiano è un uomo legato a Gesù, ubbi-diente a lui e come lui. Resta dunque Gesù, Gesù uomo naturalmente, un uomo inserito nel mon-do e vissuto per il mondo. Noi dobbiamo ubbidirgli, imitarlo, vivendo per gli altri.
Le critiche contro tale tesi sono che non si può avere il Figlio di Dio senza il Padre, altrimen-ti quel Figlio non è più Cristo delle Scritture, è un altro, che non salva e non può essere un esem-pio perfetto. Gesù Cristo ed il Padre invece sono Uno. Se è morto Dio Padre, allora non può vive-re neanche Gesù!
TH. ALTIZER sostiene sfacciatamente la morte di Dio non solo come fatto culturale, ma fa-cendone addirittura il messaggio che il cristiano deve comprendere e annunciare.
Che significa? Che Dio, incarnandosi in Cristo, è un Dio che come tale muore per farsi uomo e poi, morendo sulla croce, muore totalmente anche come uomo! Nega quindi la risurrezione e l'ascensione.
Dio s'è solo incarnato per identificarsi nell'umanità e morire in essa. L'uomo deve fare lo stesso: morire a se stesso per darsi per gli altri e cioè annunziare agli altri la morte di Dio.
La stessa Parola s'incarna continuamente nella storia umana dei secoli e nei vari avvenimen-ti: si tratta solo di capirlo. Leggere le Scritture per applicarle significa non comprendere l'attuale Parola che continua ad incarnarsi, per morire continuamente nel mondo. Il mondo è "il corpo" di Cristo e noi dobbiamo amarlo e affermarlo senza riserve. Dio s'è fatto mondo profano... per esprimere così se stesso.
Quello di Altizer non è un evangelo, non è cristiano e non è ateismo, ha detto un critico; è invece un'aberrazione assurda, esasperata e blasfema.
Concludiamo che senza il Dio della Bibbia, l'uomo è un pazzo presuntuoso! È un essere tri-ste, solo e confuso, che gioca con quell'unica possibilità che ha, per una volta sola, di salvarsi!
III. LA NATURA DI DIO
Abbiamo già stabilito che il vero e unico Dio è quello che si rivela a noi nelle Scritture, al-trimenti è un Dio lontano, strano o assurdo, un Dio, in quel caso, fatto ad immagine dell'uomo o per lo meno secondo l'immaginazione di alcuni filosofi e presunti teologi.
Il vero Dio, dunque, si rivela Egli stesso negli Scritti biblici, facendoci conoscere i Suoi nomi, le Sue qualità e la Sua natura limitatamente - è chiaro - alle nostre capacità di comprendere.
A. I NOMI DI DIO
I nomi di Dio sono stati tradotti nelle lingue moderne, come è stato tradotto il resto delle pa-role bibliche, perciò abbiamo... Dio, Iddio, l'Eterno, il Signore... ma per motivi di conoscenza è giusto studiarli secondo 1'originale. Dai nomi di Dio conosciamo anche il Suo carattere (Es 6: 3; 33: 19; 34: 5,6...), perché essi non sono un'indicazione generica ma una significativa descrizione dell'Essere divino (Sl 20: 1; 33: 21; 1Ti 6: 1). I nomi di Dio non sono soltanto delle parole, ma sono Dio stesso.
ELOHIM (Iddio, Dio). È un nome al plurale, con il verbo al singolare. Nell’etimologia è formato da tre particelle distinte ma unite e indivisibili. Ciò indica chiaramente la coesistenza del-le tre Persone divine, pur essendo Egli un solo Dio. Elohim, "la divinità", "l'essere forte, potente", indica la potenza creatrice e illimitata di Dio, dell'Iddio Creatore. Il suo singolare è Eloah o Elah. Elohim è usato nella Bibbia 2570 volte, soprattutto nella Genesi, ma anche nel Deuteronomio e in alcuni Salmi.
EL (Dio). Indica "forza", "potenza". Nelle Scritture, ricorre circa 250 volte. È la contrazione o forse un singolare di Elohim. Nell'ebraico, è usato solitamente in combinazione con alcuni agget-tivi divini:
El elyon = l'Iddio altissimo (Ge 14: 18-20)
El olam = l'Iddio dell'Eternità (Ge 21: 33)
El shaddai = l'Iddio onnipotente (Ge 17: 1; Es 6: 3)
El ganna = Dio geloso (Es 20: 5)
El hai = l'Iddio vivente (Gs 3: 10)
YHWH (Eterno, Signore). Elohim non sta lontano dai suoi, ma, vedendoli nella necessità, scende per salvarli e così si rivela come Yhwh, l'Iddio del patto. Dal verbo ebraico "essere", ne in-clude i tre tempi, passato, presente e futuro, significando così: "l'Ente", "l'Esistente" per eccellenza, "Colui che era, che è e che sarà" o, siccome è l'Iddio che si rivela, "Colui che s'è manifestato, si ma-nifesta e si manifesterà".
Più esattamente si legge "Yahveh" e non “Geova”, ma non è, per questo, un nome magico o taumaturgico; quel che vale è realizzarlo, conoscerlo per esperienza e secondo i bisogni. Egli, in-fatti, è:
Yahveh-jireh = il Signore provvede (Ge 22: 14)
Yhveh-rapha = il Signore guarisce (Es 15: 26)
Yahveh-nissi = il Signore nostra bandiera (Es 17: 15)
Yahveh-mkaddiishkim = il Signore che santifica (Es 31: 13)
Yahveh-shalom = il Signore pace (Gc 6: 24)
Yahveh-sabaoth = il Signore degli eserciti (1Sa 1: 3)
Yahveh-ra'ah = il Signore mio pastore (Sl 23: 1)
Yahveh-elyon = il Signore altissimo (Sl 97: 9)
Yahveh-tsidkenu = il Signore nostra giustizia (Gr 23: 6)
Yahveh-shammah = il Signore è qui (Ez 48: 35)
Yahveh-shuà = il Signore salva (Mt 1: 21)
Nelle Scritture ebraiche, è usato 6823 volte. Soltanto nella Genesi appare 146 volte; Elohim, però, in Genesi appare 164 volte. Gli scribi, anche se lo trascrivevano con molta scrupolosità, evi-tavano di pronunciarlo, in esagerata osservanza di Es 20: 7 e quando lo dovevano pronunciare usavano "Adonai" (il Signore). Da quest’ultimo nome, in seguito, presero le prime tre vocali per pronunciarlo “Yahowah”, ma così non è per niente un nome originale e tanto meno lo è “Geova”.
In ogni modo, è il nome più importante di Dio nell'Antico Testamento, perché è usato più degli altri e anche perché, secondo molti, è "il nome personale di Dio". Sembra però piuttosto una designazione o una definizione della personalità di Dio con le sue molteplici possibilità di opera-re: "Io sono colui che sono”. In ogni caso, non é il solo nome di Dio (leggere per esempio, Is 63: 16...).
ADONAI (Signore, Padrone). Il nome esprime l'autorità di Dio, il comando, il dominio per ciò che Egli è e fa, richiedendo così il servizio e la fedeltà del Suo popolo. Era usato comunemente dagli Israeliti al posto di Yhwh, nel loro linguaggio corrente (Ge 18: 3,27,30...), ma era riferito an-che alle persone (Ge 18: 12; 24: 9,10,12...). Usato 427 volte nell'Antico Testamento, è tradotto Ky-rios nel Nuovo Testamento.
ABBA (Padre). È un nome - titolo di Dio già noto nell'Antico Testamento (Sl 89: 26; Is 63: 16; 64: 8; Gr 31: 9...) almeno in riferimento al rapporto tra il popolo d'Israele ed il suo Dio, ma è rivela-to pienamente nel Nuovo Testamento, tramite le parole e l'opera di Gesù Cristo (Mt 5: 16; 6: 8,9,25-33; 7: 21; Lu 11: 1-4; Ro 8: 15; Ga 4: 6; 1Gv 3: 1, 2...) in riferimento ai singoli individui che ac-cettano Cristo (Gv 1: 11,12).
"Padre" è il nome divino che più d'ogni altro esprime l'azione non solo creatrice, ma anche rigeneratrice, l'autorità, la potenza, la sapienza, la provvidenza, la protezione e l'amore di Dio.
Nota. I nomi di Dio dell'A.T. sono tradotti nel N.T. con:
THEOS (Dio) - (Elohim, El)
KYRIOS (Signore) - (Adonai, Yhwh)
PATER (Padre, letteralmente Papà, caro Padre) - (Abba)
DESPOTES (Signore, Padrone) - (usato soltanto poche volte).
B. GLI ATTRIBUTI DI DIO
Gli attributi sono le qualità proprie di Dio, gli aspetti della Sua personalità, i caratteri me-diante i quali Egli si distingue dalle Sue creature. Possono essere distinti in:
1. Attributi naturali, assoluti di Dio o Sue qualità intime, indipendentemente e prima della creazione.
2. Attributi attivi, in relazione alla creazione e all’azione divina nell'universo creato.
3. Attributi morali, a proposito delle Sue creature umane.
Gli attributi divini non si trovano espressi nella Bibbia così, teoricamente, ma sono manifesti e rivelati nelle varie azioni pratiche e nell'opera di Dio.
PRINCIPIO (Ge 1: 1; Sl 90: 2; Is 41: 4; 44: 6< ; Gv 1: 1; Ap 21: 6)
Egli è "il primo" nel tempo, perché era già nell'eternità; è il primo nell'intelligenza, nella po-tenza, nella volontà e nell'azione. Prima di Lui e al di fuori di Lui, non c'è nessun altro. Non sap-piamo e non possiamo capire come, ma Egli è auto - esistente e da Lui procede ogni cosa.
ETERNO (Sl 90: 2; Gr 10: 10; Eb 9: 14; Ap 4: 8-10)
Significa che Egli è sempre esistito ed esisterà; Egli è al di fuori del tempo (2Pt 3: 8), anche se in relazione agli uomini, Egli ne tiene conto (Sl 31: 14,15; Ac 3: 2). Significa anche che Dio è immu-tabile (Sl 102: 27; Eb 13: 8).
INVISIBILE (Es 33: 18-23; Cl 1: 15; 1Ti 6: 16)
Dio, nella Sua gloria, non si può vedere; Egli s'è reso visibile in Cristo. Egli non può farsi vedere, non per capriccio, ma perché l'uomo limitato, se Lo vedesse, di fronte alla Sua gloria, di certo morirebbe. Quest’attributo è in relazione al fatto che Dio è Spirito.
SPIRITO (Gv 4: 23,24; Lu 24: 39; 2Co 3: 17)
Come tale è invisibile ed illimitato. Egli non può essere raggiunto dai sensi, perché è prima e al di fuori della materia. Spirito è un attributo di Dio che possiamo spiegare ben poco, ma che possiamo "godere", "gustare" per fede entrando e dimorando "nello Spirito".
UNICO (De 4: 35; 6: 4; Is 44: 6-8; 1Ti 1: 17)
L'Antico Testamento insiste molto sull'unicità di Dio, in contrasto con il politeismo degli al-tri popoli. L'attributo quindi non è per niente in contrasto con il fatto che Dio è anche Trino, per-ché significa che Egli è Unico del suo genere, cioè non ci sono altri dei; Egli è l'Unico e Vero Dio esistente. Bisogna distinguere tra unità assoluta (Yachidh; Ge 22: 2,12; Pr 4: 3) ed unità composta (Echad; Ge 2: 24; Ed 3: 1), termine che è usato in De 6: 4!
INFINITO
Cioè Dio non è soggetto a limiti d’alcun genere. Egli è al di fuori del tempo (Es 15: 18; De 33: 27; Ne 9: 5), nel senso che Egli è eterno, senza inizio e né fine, perché è esistito nell'eternità, esiste e esisterà in eterno. Egli è infinito anche in relazione allo spazio, essendo immenso (1Re 8: 27; Is 66: 1) e presente dovunque nell'intero universo.
IMMUTABILE (Es 3: 15; Ml 3: 6; Sl 102: 25-27; Eb 13: 8)
Cioè inalterabile, che non cambia. L'attributo è riferibile sia alla natura divina, nel senso che Dio è incorruttibile (Ro 1: 23) ed immortale (1Ti 1: 17 ), sia ai Suoi proponimenti (Gm 1: 16,17). Non significa che Dio sia inerte o senza sentimenti, non libero di scegliere, ma che Egli è per natu-ra e per volontà coerente con Se stesso .
ONNIPOTENTE (Gb 42: 2; Mt 19: 26; Ef 3: 20; Ap 1: 8)
Significa che Dio può fare ogni cosa, essendo senza limiti d’intelligenza e di potenza. Non significa, però, che Egli faccia o possa fare qualcosa di contraddittorio in se o contrario a quanto Egli stesso abbia stabilito. Egli può fare tutto: creare dal nulla, salvare, reggere l'intero universo... addirittura può sfruttare anche il male per i Suoi scopi giusti in vista dei Suoi piani d'amore.
ONNIPRESENTE (Gr 23: 23,24; Sl 139: 7-10; Mt 18: 20; 28: 20; At 17: 24-28)
Dio è presente dovunque, non nel senso panteista, ma nel senso immanente, cioè che Egli è vicino ad ogni cosa, però in modo distinto. Egli è trascendente (distinto dalle creature), ma imma-nente (cioè presente tra loro), benché non regni dovunque. Egli regna pienamente ed ha la Signo-ria tra i Suoi, ma è presente dovunque.
ONNISCIENTE (1Cr 28: 9; Sl 147: 4,5; Pr 15: 3; Gr 1: 4,5; Mt 6: 8; Lu 16: 15; Eb 4: 13)
Dio conosce tutto, in senso fisico e spirituale e la Sua conoscenza è perfetta. Egli non ha bi-sogno di ragionare o scoprire le cose, ma conosce il passato, il presente e il futuro d’ogni cosa. Se Dio sa ogni cosa, conosce anche chi si perderà e, allora, perché lo permette? La risposta è che Egli "sa" ma non "stabilisce" e non "determina" la scelta di nessuno.
GLORIOSO (De 5: 24; 1Cr 29: 13; Sl 19: 1; 138: 5)
Egli è eccelso in maestà e buone qualità. Egli è l'opposto, in senso assoluto, di tutto ciò che è effimero e vile. È difficile definire cos'è la gloria di Dio: splendore, dolcezza, santità, amore< Nel-le Sue opere o nelle benedizioni spirituali, intravediamo soltanto pallidamente cos'è la Sua gloria, che comprenderemo soltanto un giorno, alla Sua presenza .
SAVIO (Gb 9: 4; Sl 104: 24; Ro 16: 27; Ef 3: 10)
L'onniscienza, l'onnipotenza di Dio... non sono "ferme", "inattive", ma in azione. Le opere che Egli compie, però, sono compiute con intelligenza e saviezza. Egli predispone, programma ed agisce bene. Usa la Sua intelligenza e saviezza positivamente per i migliori scopi e con i più ef-ficienti mezzi.
SOVRANO (De 4: 35; Ro 9: 21; 1Ti 6: 15)
Dio ha il diritto assoluto di fare, decidere e governare com’Egli vuole. Egli è superiore, è l'assoluto proprietario di tutto e di tutti. È semplicemente sciocco criticare le Sue opere e le Sue vie. L’attributo va sottolineato per se stesso, ma non va mai disgiunto dall'altro che Dio è anche savio.
SANTO (Le 11: 44,45; 20: 26; Ap 4: 8; 15: 3,4)
Dio moralmente è assolutamente puro. Egli non può peccare né tollera il peccato. Dio è san-to, vale a dire "separato" da ogni specie d’iniquità o d’imperfezione morale, per Sua natura (1Gv 1: 5). Ciò é vero non soltanto passivamente, ma anche attivamente, nel senso che Egli agisce san-tamente.
GIUSTO (De 32: 4; So 3: 5; Is 45: 21)
Ha una sfumatura diversa dall'attributo precedente, in quanto parlando di "giustizia", ci ri-feriamo ad una "santità legale", nel senso che Dio è imparziale, non è influenzabile e non accetta raccomandazioni. Conseguono da questo attributo la rettitudine, la verità e anche l'ira di Dio. Es-sendo dunque giusto, Dio richiede giustizia dall'uomo e dato che questi è peccatore, a chi crede Egli impartisce la giustizia Sua (Ro 3: 26), giustificandolo. Ciò a causa del Suo amore.
AMORE (De 33: 3; Sl 33: 5; Gv 3: 16; 16: 27; Ro 5: 6-8; 1Gv 3: 16,17; 4: 8,16)
L'uomo può avere amore e anche quando l'amore si manifesta nei modi più sublimi, in fon-do é soltanto parziale, egoista e condizionato dalle circostanze. Dio, però, è amore; cioè l'amore è una caratteristica assoluta della Sua personalità. L'amore di Dio è quell'attributo per cui Egli cerca il bene delle Sue creature e si rivela a loro a prezzo del massimo dei sacrifici. A proposito dell'a-more di Dio, dobbiamo considerare che:
1. Dio non è responsabile del male esistente, che è dovuto al peccato volontario e alle sue conseguenze.
2. Dio è onnipotente. Il male esiste, dunque, con il Suo consenso, sebbene noi non ne pos-siamo comprendere appieno i motivi.
3. Dio è così grande che presiede al male e al bene. Dalla malvagità degli uomini che hanno crocifisso Cristo, per esempio, Dio ha tratto la salvezza per tutti i credenti.
4. Dio ha organizzato l'universo con le sue varie leggi naturali e questo implica la possi-bilità di disgrazie. Senza il peccato, tale possibilità forse non si sarebbe? O, semplice-mente, non esisterebbe l’errore umano? Chi cade o è gettato in un precipizio infatti muore, per la legge di gravità, ma quanti guai ci sarebbero, se questa legge non esi-stesse.
5. Infine questo nel quale viviamo non è l'ordine definitivo delle cose. Il futuro rivelerà che Dio ha fatto ogni cosa bene, anche se ora non riusciamo a comprendere molte cose.
VERACE (Sl 19: 7; 93: 5; Gv 3: 33; 7: 28; 8: 14,16; Ro 3: 4; Tt 1: 2; Ap 3: 7,14; 6: 10; 19: 11)
Verità, veracità significa "realtà" ed indica "quello che veramente è, in assoluto", nelle sue varie espressioni. Dio promette e dichiara sempre la verità, tutta la verità, niente altro che la veri-tà, perché Egli è verità.
FEDELE (Es 34: 6; Nu 23: 19; Is 25: 1; 1Co l: 9; 10: 13; 2Co 1: 20; Eb 10: 23)
Significa che Dio è assolutamente degno di fiducia. Le Sue parole e le Sue promesse sono ferme come lo è il Suo carattere. Egli mantiene fede alla Sua Parola e alle promesse che fa.
PAZIENTE (Ro 15: 5; 1Pt 3: 20; 2Pt 3: 9,15)
La pazienza non è debolezza di carattere o indifferenza, ma è una virtù molto sublime. Per essa, Egli sopporta, aspetta, considera ed è lento all'ira, misericordioso e compassionevole. La pa-zienza è dovuta al Suo amore, ma ne rivela un aspetto particolare.
C. LA TRINITÀ DI DIO
I cristiani di tutti i secoli hanno creduto nella Trinità ed in altre parole che Dio è Uno, ma che in quest’Unità coesistono tre Persone. È un'unità composta (echad) e non assoluta (yachidh). Le tre persone divine sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Tre chiarimenti fondamentali in merito alla Trinità divina, possono essere sicuramente utili:
a) Il termine Trinità (tre in uno) non si riscontra nelle Scritture, ma, come altri termini, è stato usato fin dal secondo secolo, per indicare però una dottrina chiaramente rivelata e insegnata nelle Sacre Scritture.
b) La dottrina della Trinità è chiaramente al di sopra della ragione umana, come d'altronde lo è la stessa esistenza di Dio; è qualcosa che realizziamo soltanto mediante la fede, an-che se non riusciamo mai a spiegarla in modo completo (Gb 11: 7-9; Ro 11: 33; 1Co 1: 21; Eb 11: 6).
c) La dottrina della Trinità si deve inevitabilmente accettare, in quanto la Scrittura insegna che: Dio è uno / Ogni persona divina è Dio / Ogni persona divina è descritta come aven-te la stessa autorità.
LA TRINITÀ NELL'ANTICO TESTAMENTO
Nell'Antico Testamento, la Trinità non è chiaramente espressa, perché Dio doveva essere conosciuto come Unico e distinto dai presunti altri dei (De 6: 4; Is 43: 10,11; 45: 5,6...). Essa, impli-citamente e in germe, però, era già rivelata:
a) Il nome Elohim (Ge 1: 1...) è "Dei", al plurale. Qualche volta anche con il verbo (Ge 35: 7) o con l'aggettivo al plurale (Gs 24: 18,19)
b) Dio usa per sé il plurale (Ge 1: 26; 3: 22; 11: 7; Is 6: 8; Os 12: 5)
c) La formula di benedizione è, anch’essa, trina (Nu 6: 24-26)
d) Le parole di lode dei serafini accennano alla Trinità (Is 6: 3)
e) La divinità del Figlio è esplicitamente insegnata (Sl 45: 6; 110: 1-4; Is 9: 5)
f) La distinzione dello Spirito Santo è delineata (Ge 1: 2; 2Sa 23: 1,2; Is 11: 1,2; 61: 1; 63: 10)
g) Alcune espressioni si spiegano soltanto con la dottrina della Trinità (Ge 19: 24; Is 48: 16; Ml 3: 1...).
LA TRINITÀ NEL NUOVO TESTAMENTO
Nel Nuovo Testamento, la dottrina è chiaramente espressa, perché il popolo ebreo aveva da tempo abbandonato l'idolatria ed i tempi erano ormai maturi.
a) Le espressioni trinitarie sono molte ed evidenti:
Nel battesimo di Cristo (Mt 3: 16,17)
Nella formula battesimale (Mt 28: 19)
Nelle affermazioni di Cristo (Gv 14: 16,17,23-26; 15: 26)
Nell'opera dell'adozione (Ro 8: 14-17)
Nel lavoro evangelistico (Ro 15: 16)
Nella manifestazione dei doni (1Co 12: 4-6)
Nell'unzione divina (2Co 1: 20-22)
Nella benedizione apostolica (2Co 13: 13)
Nell'opera del riscatto (Ga 4: 4-6)
Nell'accesso al Padre (Ef 2: 18)
Nell'espressione dell'unità di fede (Ef 4: 4-6)
Nell'opera della salvezza (Tt 3: 4-6)
Nell'opera che porta all'ubbidienza (1Pt 1: 1,2)
Nella dossologia dei cherubini (Ap 4: 8)
b) Cristo è chiaramente Dio (Gv 1: 1; 5: 18; 20: 28; At 20: 28; Ro 9: 5; Fl 2: 11; Tt 2: 13; Eb 1: 3,8; 2Pt 1: 1; 1Gv 5: 20...). Egli è sicuramente Yhaveh: confrontare Is 40: 3 con Mt 3: 3 / Is 41: 4 e 44: 6 con Ap 1: 17,18; 2: 8 e 22: 13 / Gr 23: 5,6 con 1Co 1: 30 / Za 12: 1,10 con Ap 1: 7 / Za 14: 4,5 con 1Te 3: 13<-
c) Lo Spirito Santo è Dio e Persona a sé (Gv 14: 16,17,26; 16: 7-14; At 5: 3,4; 13: 2-4; 2Co 3: 17).
d) Secondo la dottrina biblica, ciascuna delle tre Persone divine è denominata nello stesso modo e compie opere analoghe:
È creatrice (Ge 1: 1; Gb 33: 4; Is 44: 24)
È Yhwh (De 6: 4; Gr 23: 6; Ez 8: 1-3)
È il Signore (Ro 10: 12; Lu 2: 11; 2Co 3: 18)
È la vita (De 30: 20; Cl 3: 4; Ro 8: 10)
Santifica (1Te 5: 23; Eb 13: 12; 1Co 6: 11)
È onnipotente (2Cr 20: 6; Fl 3: 21; Ro 15: 13,19)
Guida i credenti (Sl 23: 2; 1Pt 2: 21; Ro 8: 14)
e) Alcune illustrazioni che "aiutano" ad avere delle indicazioni più chiare sulla natura della Trinità. Certo le illustrazioni, gli esempi, vanno usati con cautela, perché "nulla" e “nes-suno” potrebbe "illustrare" Dio, in quanto Egli è Unico! In qualche maniera, questi esempi però aiutano a capire:
•La Bibbia, che abbiamo in mano, ha una fodera, delle pagine e degli scritti, ma... è un'unica Bibbia.
• Un triangolo equilatero ha i tre lati o tre angoli uguali
• Un trifoglio (usato da S. Patrizio nell'evangelizzare l'Irlanda)
•La luce ha tre raggi: l'attinico (invisibile), il luminifero (visibile), il calorifico (avverti-bile, ma non visibile) (1Gv 1: 5)
•L'elettricità: agisce come forza, come luce e come calore.
? L'uomo stesso, che è stato fatto ad immagine di Dio, è trino: spirito, anima e corpo (1Te 5: 23).
Dio stesso è amore eterno e, come tale, ha un oggetto eterno da amare, Suo Figlio Gesù Cri-sto. L'eterno e perfetto legame di quell'amore é lo Spirito Santo. I Tre, infatti, cooperano perfet-tamente con una sola mente e con un solo scopo e, per questo, nel senso più pieno della parola, sono Uno.
Il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo convince e santifica, ma ognuna delle tre Persone lo fa.
Il Padre testimonia del Figlio; il Figlio testimonia del Padre e dello Spirito Santo; lo Spirito Santo testimonia del Figlio e del Padre (Mt 3: 17; Gv 5: 19; 14: 26; 15: 26; Ro 8: 15,16). Tutto questo non ce lo siamo inventato noi, ma serenamente lo leggiamo pagina dopo pagina nella Bibbia.
In merito alla dottrina della Trinità si deve stare attenti alle seguenti eresie:
Il Monoteismo assoluto. Dio è un’unità in senso assoluto e negano così la Sua Tri-Unità. La dot-trina è seguita dagli Unitariani e dall’Islam
• L'Arianesimo, dottrina sostenuta da Ario (inizi del IV Secolo), secondo la quale Dio aveva decretato che dovessero esistere il Figlio e lo Spirito Santo, perché funzionassero come Suoi agenti nei rapporti col mondo. Così li riduceva ad un livello d’inferiorità e, per que-sto, erano divini ma in un senso secondario, non essendo neppure eterni. (Oggi, in parte, tale dottrina la seguono i Testimoni di Geova).
? Il Modalismo (o Sabellianismo, da Sabellio, inizi del III secolo), insegna che in realtà non vi sono tre Dei, ma neanche tre persone. Sono invece tre modi diversi in cui lo stesso Dio, un’unica Persona, si manifesta. Egli si manifesta storicamente prima come Padre, in segui-to come Figlio e in questo periodo come Spirito Santo. (Oggi, in parte, la seguono gli Uni-tariani o “I Gesù solo”)
? Il Triteismo, è la dottrina che insiste così tanto sulla deità del Figlio e sulla personalità dello Spirito Santo, come anche sulla loro distinzione dal Padre, tanto da farne tre Dei separati, negando anche la loro consustanzialità.
IV. LA CREAZIONE
Troviamo il termine "creazione" (ktisis, in greco) in Mr 10: 6; Ro 1: 20; 2Pt 3: 4. Già fin da Ge 1: 1 leggiamo che Dio "crea" nel senso che Egli fa esistere ciò che prima non esisteva. Quando par-liamo della creazione infatti intendiamo che:
a) Dio ha creato tutto (Ge 1 e 2; De 4: 32; Ne 9: 6; Cl 1: 16), eccetto che il male come tale.
b) Dio ha creato ogni cosa, intanto per esprimersi come Creatore e, poi, anche per manife-stare il Suo amore alle sue stesse creature (Is 43: 7; Ef 1: 11; Ap 5: 13). Ne risulta che le Sue creature lo glorificano.
c) Tutto ora dipende da Dio: la sussistenza del mondo attuale (Sl 65: 6,7,9-13; Cl 1: 17; Eb l: 3) e la sua sostituzione con un mondo nuovo (Is 65: 17; 66: 22; Mt 19: 28; 2Pt 3: 7,11,13; Ap 20: 11; 21: 1).
Come cristiani evangelici, crediamo all’intera Parola di Dio e, nel caso specifico, anche quel-lo che riguarda 1'origine delle cose. La Bibbia, infatti, riporta il resoconto della creazione, in tre narrazioni:
a) La prima narrazione (Ge 1: 1) molto breve, ma fuori dal conteggio del tempo; è la crea-zione dei cieli (dell'universo) e della terra (rispetto all'universo). Se vogliamo é la crea-zione della materia.
b) La seconda narrazione (Ge 1: 2 a 2: 3), la più lunga; descrive le varie fasi geologiche e biologiche, ordinate cronologicamente, della formazione e del popolamento della terra, così come la conosciamo.
c) La terza narrazione (Ge 2: 4-24), senza intenzioni cronologiche e riguarda l'uomo.
È usato il termine "barà” (creare, trarre dal nulla) in tre momenti (1: 1; 1: 21; 1: 27), vale a di-re a proposito della materia, degli animali e dell'uomo. Negli altri casi sono usati termini diversi, come "hasah”, “yasar”< che significano piuttosto "organizzare", "adattare", “formare”...-
Le teorie evoluzioniste, invece, vorrebbero che tutto si sia formato per un processo di tra-sformazione e mediante leggi chimiche e fisiche, già insite in un’immensa quantità d’elementi originari (la nebulosa primitiva).
C'è da distinguere, però, tra l'evoluzione causale dell'ateismo, e l'evoluzione modale, forse usata da Dio stesso per creare; quest'ultima si armonizzerebbe, in qualche modo, con Ge 1 (es. 1: 20, 24).
Dall'origine evoluzionistica cosmica e generale, si passa poi all'evoluzione organica, soste-nuta da K. Darwin e A. R. Wallace, fino all'assurdo che l'uomo deriverebbe dalla scimmia o da al-tri primati.
Vi si però oppongono diversi fattori:
1. La barriera che esiste tra le varie specie (1: 11,12,21,24,25)
2. L'origine, inspiegabile e non più osservabile, di una prima cellula vivente che dia luo-go alla vita.
3. Il passaggio, inspiegabile e non più osservabile nella realtà, da esseri unicellulari (pro-tozoi) ad esseri pluricellulari (metazoi).
4. Gli sbalzi numerici dei cromosomi, passando dagli esseri ritenuti “inferiori” ad esseri “superiori” (l'uomo ne ha 46; la scimmia 54; la vacca 60; il cane 22; l'asino 62; il cavallo 38; la patata 48; il cotone 52; la farfalla 224; la felce 72; alcuni radiolari (creature mari-ne) 1600!) (c'è una vera e propria barriera tra le diverse specie, altro che evoluzione!)
5. Le "mutazioni" sono piuttosto dannose e non progressive: un mongoloide, ad esempio, ha 47 cromosomi! Non è però un'evoluzione, ma una degenerazione!
6. La mancanza assoluta d’esseri in fase di transizione, sia in natura oggi, sia tra i ritro-vamenti fossili.
7. L'insufficienza dei resti fossili (si trova ogni tanto qualche dente o qualche osso), che dovrebbero dimostrare l'esistenza degli esseri semi-diversi, anelli invece mancanti tra la scimmia e l'uomo!
8. Il numero degli esseri umani (ormai oltre 6 miliardi) e la loro uniformità somatica nel mondo, rispetto ad ogni altra specie d’animali.
9. Le differenze tra l'uomo e la scimmia antropomorfa sono almeno 45!
Come avvenne la creazione:
a) Per volontà di Dio (Ef 1: 11)
b) Dal nulla (Ge 1: 1...)
c) In sette giorni: "yom" può significare anche "periodo" e poi per il Signore "mille anni sono come un giorno" (Sl 90: 4)
d) Con un posto speciale per l'uomo (Ge 1: 26,27; 2: 7,18-25; Ef 4: 24; Cl 3: 10)
e)Per mezzo della Parola o mediante Cristo (Ge 1: 3,6,9; Sl 33: 6,9; Eb 1: 3; 2Pt 3: 5; Gv 1: 1-3; Cl 1: 15-17; Eb 1: 2,3).
DI COSA PARLA LA CREAZIONE: DELLA PREMINENZA DI DIO: "NEL PRINCIPIO DIO...” / DELLA PO-TENZA DI DIO (SL 89: 11-14) / DELLA SAPIENZA DI DIO (PR 8: 1,22-31) / DELLE PERFEZIONI DI DIO (SL L9: 1; RO 1: 20) / DELLA FIDUCIA CHE POSSIAMO AVERE IN LUI!
V. IL PIANO DI DIO
Dio ha un piano che va molto aldilà delle nostre possibilità di comprenderlo. Possiamo solo decidere di afferrare per fede quanto ci riguarda o poco oltre.
• È un piano che sussiste (Pr 19: 21)
• È un piano che sarà messo tutto ad effetto (Is 46: 10)
• È un piano che, almeno per quanto riguarda la redenzione in Cristo, Egli lo rivela piena-mente (Ef 3: 8-12). Questo piano, in linea di massima, consiste e possiamo vederlo in cin-que opere o scopi importanti:
A. Creare e reggere l'universo. Oltre ad aver creato 1'intero universo, Dio lo sostiene e lo pre-serva. L'esistenza di esso, la sua durata e la vita stessa non continuerebbero senza di Dio (Ge 8: 21; Ne 9: 6; Sl 104: 29,30; Is 40: 26; Cl 1: 17; Eb 1: 3).
Noi non sappiamo perché Egli abbia creato l'universo intero, in cui, oltre che sulla terra, per quanto ci sia dato di sapere finora, non sappiamo se ci siano altri esseri simili a noi, ma sappiamo che Egli lo ha fatto e lo preserva, con un'attenzione speciale, secondo la rivela-zione biblica, al nostro piccolo mondo.
B. Creare l'uomo e poi manifestargli il Suo amore. Dio ha manifestato il Suo amore particolare all'uomo già creandolo libero e nel bene (Ge 2), facendogli le Sue promesse e prendendo-sene perfino cura alla sua caduta (Ge 3). Egli continua a provvedere ai bisogni degli uomi-ni (Sal 104: 14,15; 145: 9,14,15; At 14: 17; 17: 26), manifestando cosi il Suo amore, fino a mandare, nella pienezza dei tempi, Suo Figlio Gesù Cristo per la loro salvezza e la predi-cazione dell'Evangelo dappertutto (Gv 3: 16; 1Ti 2: 3-6; Mt 28: 19; Mr 16: 15,16).
C. Salvare i credenti. Dio manifesta il Suo amore a tutti, offre a tutti la Sua redenzione (Ro 5: 18), ma salva soltanto i credenti (Gv 6: 47; At 16: 31; 1Gv 5: 10-13) e i credenti che perseve-rano (Mt 24: 13; Ap 2: 10). Egli li rigenera, li benedice in ogni maniera e li usa, perché siano una testimonianza vivente per gli altri. Alla fine li porterà nella gloria promessa.
D. Giudicare i ribelli. Dio ha “preparato” il fuoco eterno “per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25: 41). Dopo aver loro offerto la salvezza in questa vita, dopo averli giudicati in base alle loro opere, manderà in esso anche gli uomini ribelli (Mt 7: 13; 25: 41,46; Gv 5: 28,29; Ro 2: 5-9; Ap 14: 9-11; 20: 11-15), per manifestare la Sua giustizia e per purificare tutto il Suo creato dal male in ogni suo aspetto.
E. Restaurare tutto. Dio vuole fare una “nuova creazione” (Mt l9: 28 "palingenesi” = ritorno alle origini). Vuole portare tutto allo stato dell'Eden, non più attraverso la creazione e lo stato d'innocenza, come aveva fatto all'inizio, ma tramite la redenzione operata in Cristo. Allora il male assolutamente non ci sarà più. Dio vuole restaurare tutte le cose (At 3: 19-21), le co-se che sono sulla terra e quelle che sono nei cieli (Cl 1: 19,20), instaurando una giustizia perfetta e assoluta in tutto il creato (Is 65:17-25; 2Pt 3: 10-13; Ap 21: 1-8). Egli farà, perciò, ogni cosa nuova!




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